INFRAGILIS
Master di Fotografia 2020 – Meshroom Photo
Master di Fotografia 2020 – Meshroom Photo
La fragilità delle relazioni umane, il vissuto personale di una donna, il rapporto con se stessi durante la pandemia… 9 progetti che ruotano attorno al tema della solidità e dell’infrangibilità dell’uomo per porre l’attenzione su come la fotografia è un’arte in grado di salvare la parte più intima e profonda di ogni essere umano anche nei momenti più difficili e dolorosi della vita.
«Fragile, esposta e da ricostruire.
Quel disagio che non so da dove arriva, quel malessere che mi spezza il fiato. Ad un certo punto capisco che quello è i primo grado del desiderio.
Come una casa, per molto tempo ti va bene, te la fai andare bene, ti ci culli e non provi neanche a guardare oltre.
Poi succede che rompo, anche per errore, un piccolo pezzetto di muro e mi accorgo che sotto l’intonaco, pareti bianche, pareti colorate, pareti rivestite, pareti decorate di quadri e mobili… c’è altro.
C’è una parte grezza inesplorata.
Scopro che togliendo e rompendo tutto posso trovare qualcosa di nuovo e inaspettato.
Non senza provare fatica, sconforto e frustrazione durante il tragitto tra la superficie e ciò che nasconde.
Resto nuda come una casa demolita e mostro di cosa sono fatta realmente all’interno.
Sotto l’intonaco c’è l’imperfezione. Ma c’è anche l’essenza: fondamenta, massetto, impianti.
C’è una rottura, la sistemo.
Domani, con calma, rivestirò… decorerò…»
«Burro e miele è la riscoperta di una persona.
È il nostro secondo incontro. È un velo che scompare. Qui ci sono libri condivisi, parole crude sottolineate, il dolore misto al piacere.
Sono momenti scivolosi come il burro, la dolcezza del miele, l’amarezza del sangue.
È la conoscenza di altro, un’abitudine, una sensazione. È la ricerca delle fragilità nascoste, trovarsi a volte in un punto e capire che è proprio in quel punto che non bisogna vivere.
Lei è un corpo nudo che porterà sempre un segreto, è un enigma irrisolto.»
«Affrontare da sola situazioni difficili e impreviste della vita mi ha spinto a trovare nuovi equilibri.
La solitudine genera a volte uno stato di sospensione che mi dà l’occasione di ripensare me stessa, indulgere ai ricordi, guardarmi intorno con rinnovata attenzione e scoprire che c’è poesia anche nella quotidianità.
È una stanza vuota dove risuona la mia anima, la mia sensibilità.
Viene la sera… ma poi è nuovamente giorno.»
«Anni fa ho conosciuto Katy… Mi colpì molto la sua storia, una storia segnata da continue rinunce e privazioni.
Sposata da tantissimi anni con un marito che amava ma che le vietava tutta la sua libertà. Katy era in una prigione… Una prigione invisibile!
Anche prima di sposarsi la giovane Katy non ha potuto vivere la sua libertà. Sognava di diventare estetista ma ha dovuto rinunciare a tutto per seguire la sua famiglia e trasferirsi in Germania essendo la figlia più grande.
Proprio lì, in territorio straniero, conobbe un bellissimo ragazzo di origini italiane trasferitosi per lavoro. I due si innamorarono e si sposarono.
Lei continuava a inseguire il sogno di diventare un’estetista e invece per la seconda volta dovette rinunciarvi perché il marito era contrario e iniziò a lavorare come operaia… Lavoro che non le piaceva ma che doveva fare.
Dopo tanti anni la coppia senza figli tornò in Italia. Il marito si ammalò e Katy dedicò tutta la vita al suo amore malato.
Per l’ennesima volta ha rinunciato alla sua libertà.
Dopo la morte del marito poteva iniziare a fare tutte le cose che non aveva potuto e che aveva sempre sognato di fare come uscire con le amiche senza limiti di orario, andare in vacanza, godersi intere giornate al mare,…
Quando il mondo si è fermato con il lockdown ho trascorso alcuni momenti in compagnia di Katy e della sua fedele amica, nonché compagna di giochi da oltre 40 anni, Maria Grazia. Si passava da momenti di felicità, pazzia, voglia di divertirsi, anche in solitudine, a momenti di riflessione profonda e tristezza, aspettando sempre il momento di ricominciare da dove il sogno di Katy si era interrotto a 17 anni… Era giunto il momento di iniziare a vivere veramente… Magari in compagnia di un nuovo amore.»
«C’è un lato oscuro in ogni persona, un lato che resta nascosto.
Una sensazione di inadeguatezza, di non essere all’altezza.
Sono segnata da prematuri tramonti e spigolose rotture. Intrappolata nella paura di mostrarmi agli altri senza barriere.
L’incontro con il sé più profondo è il primo passo per la rinascita, per sanare i segni lasciati dalla fragilità.
Non deve far paura rimanere soli, non deve far paura diventare sole, anche quando ci si sente luna.
Io mi sento così.
La luna sa cosa significa essere umani. Insicuri. Soli. Butterati dalle imperfezioni
Ma anche capaci di risplendere quando è buio…»
«La mia generazione passerà alla storia come la “generazione DAD”.
In questa sigla è racchiuso il cambiamento radicale delle nostre vite in tempo di Covid.
Obbligati dalla pandemia a resistere e a sopravvivere in un mondo solo virtuale, proviamo ora fatica a ritrovare la realtà delle cose, anche attraverso piccoli gesti quotidiani che assumono nuovo valore.
Tra paura e desiderio, incertezza e voglia di tornare, riflessione ed euforia.
DAD – Dentro Altre Dimensioni non testimonia solamente questo tempo ma soprattutto come è stato vissuto dagli adolescenti come me, costretti a rinunciare al contatto con l’altro e quindi, inevitabilmente, alla scoperta dell’io.
Ringrazio Ludovica, Anna, Claudia, Eugenia, Francesca, Paola, Valeria, Federica e Andrea per aver giocato con me, permettendomi di raccontarci.»
«Il passato è costantemente con me.
Un immaginario distante, un mondo silenzioso dove le reminiscenze affollano la mente ed interrompono l’equilibrio.
Sono il frutto di un amore, sono sogno, desiderio, illusione.
Sono la consapevolezza generata dalla conoscenza.
Sentimenti ormai lontani che hanno dominato giorni, mesi, anni, rievocano alla memoria cicatrici indelebili.
Nel dolore altrui, oggi, so riconoscere il mio.
Una danza perpetua, incurante del consenso e spesso ignorata, determina il futuro.
Il tempo non scorre invano, mi adeguo continuamente.»
«Una strada.
Un percorso prestabilito, una routine quotidiana, un flusso costante: parto, premo l’acceleratore, freno, arrivo.
Ma d’improvviso… deviazioni. Campagne con labili confini, centri abitati, periferie.
Momenti fugaci alla ricerca di presenze.
E di assenze.»
«Con Won, parola coreana, s’intende la difficoltà di una persona a rinunciare a un’illusione per guardare in faccia la realtà.
La morfologia del nostro pianeta sta cambiando a causa delle nostre scelte, portando a stravolgere il concetto stesso di paesaggio.
Ho immaginato un pianeta modificato, dove l’occhio scopre luoghi “altrove”.
Questo lavoro intende quindi stimolare il pubblico alla riflessione attorno alle minacce portate quotidianamente all’equilibrio del nostro pianeta.
Cosa sto vedendo? Un luogo? Un oggetto? È reale? Realistico? Una suggestione? Un inganno?
Da una parte l’evoluzione umana porta miglioramenti alle nostre vite, allo stesso tempo proprio l’uomo, attraverso i segni impressi sul paesaggio, ne trasforma profondamente e inesorabilmente l’assetto.
E il rischio è che la nostra memoria visiva sia ingannata e prenda per vero ciò che è soltanto verosimile.»
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